Il nome e la storia
L’insediamento più rilevante -
per posizione, estensione e durata - dell’intera vallata fu
certamente quello localizzato e parzialmente indagato sulla
Montagnola di Marineo, da cui tra l’altro proviene il nucleo
più consistente dei materiali esposti nel Museo.
Recentemente identificata, grazie al rinvenimento di tegole
iscritte in caratteri greci
(3) (Sala I), con l’antica
città di Makella, menzionata anche nel V decreto di Entella
(Entella AI) e nota da fonti storiche classi che, la città
sulla Montagnola era posta strategicamente a controllo della
valle del fiume Eleuterio, snodo di fondamentale importanza
in relazione alla viabilità e alla possibilità di
comunicazione tra la costa mediterranea meridionale e quella
tirrenica
settentrionale nell’ambito degli intensi rapporti
tra centri ‘indigeni”, mondo coloniale greco e città puniche
che caratterizzarono la storia delta Sicilia occidentale sin
dall’età arcaica. Situata a Nord-Ovest dell’attuale centro
abitato di Marineo, la ‘Montagnola’, posta a circa 30 Km da
Palermo, è una collina (m 623,6 s.l.m.) di forma quasi
conica, circondata da ripidi pendii e da pareti precipiti
soprattutto sul versante settentrionale. Le fonti a nostra
disposizione riguardano sostanzialmente gli eventi legati
alta conquista romana dell’isola: Diodoro (23, 4, 2) narra
che la città fu invano assediata dai Romani tra il 263 e il
262 a.C., mentre secondo Polibio (I, 24, 2) nel 260 a.C. i
Romani, mentre da Segesta si dirigevano verso Thermae,
presero la città di Mokella.
Tito Livio (26, 21, 14),
infine, ricorda come la città si fosse ribellata ai Romani
nel 211 a.C. La presa romana della città è ricordata anche
in una iscrizione incisa su una colonna rostrata (OL I, 2,1)
scoperta a Roma nel 1565 presso l’Arco di Settimio Severo,
ove si legge, nel l’elenco delle imprese compiute in Sicilia
da Caio Duilio ‘Macelamque opidom pucnandod cepet”.
Più difficile da collocare cronologicamente è l’episodio in
cui Makella viene menzionata nel V decreto entellino, quando
la comunità dei Makellinoi, insieme ad altre città,
in occasione del ripopolamento delta città di Entella, forni
una certa quantità di grano.
Le indagini archeologiche sulla Montagnola presero l’avvio
con l’opera di Giuseppe Calderone, sacerdote marinese che
tra il 1892 e il 1893 pubblicava l’opera “Antichità
Siciliane. In specie Memorie Storico-Geografiche di Marineo
e suoi dintorni” (Sala I).
Nel settembre 1969 la Soprintendenza - allora alle Antichità
per le province di Palermo e Trapani”- effettuava alla
Montagnola il primo saggio di scavo archeologico, al quale
fecero seguito nuove indagini condotte nel 1971 e nel 1975.
Nel 1991 la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali dì
Palermo, avendo portato a termine le procedure per la
demanializzazione dell’area, dava inizio ad una serie di
ricerche sistematiche e di regolari campagne dì scavo sul
sito.
Le nuove indagini
archeologiche, svoltesi dunque a partire dal 1991, hanno
interessato diversi settori della città nei quali sono stati
portati alla luce tratti dell’abitato (Saggi 1 e 6) e la
zona delle fortificazioni (Saggi 2, 3 e 5), localizzate
nell’area della scarpata che cinge il declivio sud-orientale
della collina, Il Saggio 4 ha invece interessato una zona
posta a circa SOma Nord del recinto nord-occidentale
dell’attuale cimitero.
Lo scavo ha documentato una frequentazione del sito a
partire dall’Antica Età del Ferro (VI sec. aL) (Sala IV),
evidenziando un’occupazione consistente in età arcaica e un
periodo di grande floridezza della città tra la metà del IV
e la metà del III sec. a.C.(SalaV). Rimangono,
invece, assai labili le testimonianze relative al periodo
successivo alla conquista romana della Sicilia, come pure
quelle comprese tra l’età bizantina e la conquista araba
della città.
Neppure il periodo tra 1840 - anno della resa di Mirnaw,
nome con il quale è designato l’insediamento, ai
conquistatori musulmani – ed il momento dell’occupazione
normanna è attestato da Livelli stratigrafici, ma soltanto
dal rinvenimento di frammenti ceramici recanti scritte in
arabo e in caratteri cufici. Molto più chiaramente
documentata è, invece, la fase relativa all’età normanna
poiché, in tutti i saggi finora effettuati, sono state
rinvenute strutture abitative o fasi di vita ascrivibili
all’XI e XII secolo (Sala VIII).
Nessun elemento attesta una
continuità di vita nel sito nei secoli successivi, fatta
eccezione per qualche moneta riconducibile ad età sveva,
angioina e aragonese e per alcuni documenti d’archivio che
attestano l’esistenza di un feudo nell’area dell’antica città.