di Antonino Scarpulla
I Normanni arrivarono nel nostro territorio intorno al 1071 subito dopo
la battaglia di Misilmeri che provocò oltre che la caduta di Palermo,
verosimilmente anche la presa della città di Mirnaw. Al loro arrivo
trovarono una Sicilia ben popolata, con città prospere e numerosissimi
villaggi sparsi per la campagna. Certamente la guerra dovette portare
lutti e guasti alla economia: con ogni probabilità sono stati gli unici
eventi notati dalle popolazioni al cambio del padrone.
Marineo certamente continuò a prosperare e una certa agiatezza doveva
ancora venire dall'industria molitoria e dalle coltivazioni: ceramica
invetriata molto ricercata, cosiddetta arabo-normanna, si trova in
abbondanza sulla collina e le numerose strutture affioranti o poco sotto
il sottile strato di humus sono certamente riferibili a questo periodo.
L'area delle costruzioni medievali si concentra soprattutto nel pendio
orientale della collina. Le mura delle case sono a doppio paramento con
riempimento interno e zeppe di ceramica pietrame minuto, secondo
caratteristiche di semplicità e di essenzialità. Numeroso il materiale
ceramico coevo relativo a recipienti chiusi alcuni con solcature
parallele orizzontali esterne recanti in alcuni esemplari fasce dipinte
di bruno. Numerose le anse con sezione a nastro o a sezione circolare
apicale, lucerne invetriate del tipo ritrovate a Brucato. Le frequenti
ceramiche ipercotte in una area ristretta della collina fanno pensare
alla presenza di una fornace per la produzione locale di manufatti.
Oltre che sulla Montagnola gli abitanti erano ben distribuiti nel
contado per la presenza di numerosi villaggi che affollavano il
territorio di Marineo: dal che è da desumere che non esercitò, come
avvenne nella antichità il controllo totale del suo territorio. Il
casale di Qugana, presso il Parco Vecchio, doveva essere legato a
Marineo, ma il territorio di questo casale venne concesso da Ruggero I
nel 1094 alla chiesa Palermitana . Risalaimi prima donato ai Cistercenzi
passo in mano ai Cavalieri Teutonicialla fine del sec XII.
La popolazione doveva essere in prevalenza di etnia araba peraltro ben
attestata in documenti coevi per località vicine a Marineo. Alcune
scritte arabe in manufatti ceramici confermano tale ipotesi. Ancora con
iscrizione arabica è il quarto di tercenario battuto a Palermo tra il
1194-95 di Enrico VI ritrovato sulla Montagnola. Di Federico II è stato
rinvenuto un denaro della zecca di Messina o di Brindisi forse del 1214.
Rare sono le monete sveve ritrovate durante gli scavi ora al Museo
nazionale di Palermo.
Verosimilmente l'aspra repressione che si abbatte sull' elemento arabo
ad opera dell'Imperatore e del ceto feudale (il primo per rinsaldare il
potere, l'altro per aumentare la quantità di terre sotto il proprio
diretto controllo) segneranno il tracollo del nostro centro e dei casali
del territorio. La ceramica di superficie ascrivibile alla seconda metà
del XIII secolo è di modesta entità e qualità. La zona sottoposto a un
inusitato stress socio-politico si spopola progressivamente e perde di
importanza.
Un documento della cancelleria angioina del 1276 secondo l'Amari , è
riferibile ad un castello di Marineo che viene approvvigionato durante
la guerra del Vespro. Nessun documento successivo parla di tale castello
né vi sono tracce che ne rivelano l'esistenza. L'ipotesi da alcuni
avanzata che l'attuale castello Beccadelli, poggi sul precedente
Angioino è solo basata su labili supposizioni: sulla osservazione della
tecnica costruttiva e sull'uso dei materiali da costruzione.
L'insediamento medievale si evolve dopo i guasti della repressione araba
e della guerra del vespro verso la scomparsa dei casali arabo-normanni :
la campagna appare spopolata, terreni una volta messi a coltura e
intensamente sfruttati vengono lasciati al pascolo. La masseria diventa
l'unità insediativa stabile del territorio insieme alle mandre. Gli
elementi sicuramente diagnostici sulla Montagnola non si spingono oltre
la fine del sec XIII. Il ritrovamento di monete del periodo successivo
quali un denaro di Federico II il Semplice del 1355-77 e un denaro
aragonese della prima metà del quattrocento, fanno solo pensare a una
sporadica presenza di isolati coloni. Il territorio di Marineo passò per
la parte non ancora sotto la giurisdizione della Chiesa palermitana in
mano a ricchi feudatari e borghesi dei centri vicini che meno avevano
subito i guasti della guerra e delle pestilenze endemiche. Durante
questo periodo non vi erano agglomerati permanenti di abitazioni, nessun
villaggio degno di questo nome: solo pochi pagliai o tuguri simili a
quelli che ancora oggi sopravvivono stancamente nelle nostre campagne,
dove alloggiavano i pochi uomini necessari al ciclo colturale della
campagna.
Marineo dunque come centro abitato non esiste più alla fine del XIII
secolo, Nel XIV sec è un tenimentum terrarum, che pur nell'ambiguità
delle fonti, equivale quasi sempre a feudo. Ai primi del 1300 appartiene
al Milite Silvestre de Trayna , un ricco possidente di Pollina come ci
attesta il più volte citato documento del 1342. Al Trayna sembra che
Marineo gli sia pervenuto dai sovrani concesso per i suoi servizi
militari. Uno dei tre eredi di Silvestre De Trayna, Filippo, vende in
perpetuo a Enrico detto di Pollina , suo concittadino, il tenimentum
unum terrarum vocatu Marineu con edifici, parte di un cortile, vigne
boschi foreste, corsi d'acqua ecc.: le case ormai non sembrano più
abitate stabilmente, ma solo nei periodi di maggiore richiesta di lavoro
agricolo. Importante la presenta del cortile, il futuro bagghiu :
potrebbe essere indizio di un mutato sistema di insediamento, in
rapporto a nuove preoccupazioni difensive, la masseria fortificata,
attestata anche poco distante a Risalaimi dove si intraprendono opere di
fortificazione.
L'insediamento sulla Montagnola non è ricordato come centro capace di
contribuire fiscalmente né dal ruolo feudale di Federico II aragonese
del 1296 dal titolo "Nomina et cognomina baronum ac feudatarium..."; ne
dal successivo "tractatus novi quaternni" del 1408 .Nulla si evince dai
ruoli dgli anni successivi Il territorio viene solo sporadicamente
frequentato da affittuari o salariati che fanno massaria nel nostro
territorio e ciò almeno è documentato per il metà del sec. e per il
1420. Nel 1428 Marineo è documentato come feudo .
Scomparsi dunque i casali, inghiottiti dalla crisi subentrata alla
caduta della dinastia Sveva in Sicilia, il paesaggio si presenta con
spazi ampi senza significativa presenza umana. Nel territorio
sopravvivono solo scarne e limitate strutture insediative, costituite
perlopiù da masserie. La masseria di Risalaimi dei Cavalieri Teutonici
avuta insieme al casale di Miserelle nel 1206( ) sopravvive anche nel
XIV e XV secolo divenendo anche centro ricco e fiorente( ); nel XV sec.
la Masseria di Parco Vecchio con ogni probabilità impiantata su una
preesistenza medievale,
Anche presso Quattro finaite, Corrioli, S. Vito, Scanzano, con l'annessa
chiesa, Massariotta, Chiano dei Carusi, S. Agata vi sono resti evidenti
di masserie relative al sec XV-XVI, alcune delle quali ricordate nella
documentazione coeva. In contrada Sovarita, dentro il bosco, vi sono
resti circolari di capanne, di epoca imprecisata, riferibili credo a
piccoli accampamenti costruiti da pastori che tenevano i loro armenti a
pascolare .
In epoca successiva all'insediamento stabile vi si sostituisce dunque la
masseria spesso fortificata,il castello con il fondaco che rappresenta
una sorta di abitato intercalare capace di attirare un ripopolamento
spontaneo.
I fondaci, succeduti nella funzione agli "hospitales" medievali, erano
delle umili taverne sorte lungo le strade, dove il viandante poteva
trovare pane e vino, ristorare le bestie e le proprie membra stanche dal
viaggio. Il più delle volte il viandante si accontentava di passare la
notte su della paglia nella stalla insieme alle bestie se non trovava
posto nell'"albergo".
Le strutture insediative odierne nascono dal ripopolamento delle
campagne voluto dalla classe dirigente e padronale dei secoli XVI e XVII.
LA corona, Baroni e Marchesi vari, alla ricerca di maggiore potere
politico ed economico che solo lo sfruttamento della terra poteva allora
dare,intrapresero così una poderosa opera di ripopolamento delle
campagne determinando così la maglia insediative oggi presenti nel
territorio.
Le vicende patrimoniali del territorio di Marineo verosimilmente seguono
quelle di Cefala attraverso le quali a metà del sec XVI arriverà a
Francesco Bologna che comincerà la costruzione dell'attuale cittadina e
del castello prelevando dalla Montagnola enormi quantità di materiale da
costruzione.
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