LA MONTAGNOLA DI MARINEO

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IL PERIODO ROMANO- IMPERIALE

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di Antonino Scarpulla


La sconfitta cartaginese durante la prima guerra punica segna la fine della dipendenza della Montagnola dall'area politica ed economica di Cartagine. Non sappiamo in qual misura partecipò alla guerra e se fu coinvolta nei suoi orrori. Con la conquista di Palermo certamente anche il territorio dell'immediato entroterra cadde nelle mani di Roma. Un termine ante quem viene certamente dato dalla collocazione del miliarium del console Aurelio Cotta nel 252 a.C. lungo la strada consolare Agrigento-Palermo , in contrada Zuccarrone a Sud Est di Pizzo Nicolosi, che dall'interno conduceva alla costa settentrionale della Sicilia. Il controllo della strada è segno incotrovertibile del controllo del territorio in periodo di guerra e non pare possibile, per la presenza del miliarium romano che il territorio fosse rimasto in mano ai cartagiensi o comunque nella sfera di influenza punica.
La collina in epoca repubblicana continua a essere occupata, e segni di questa presenza si sono raccolti in misura cospicua sulla Montagnola. Del materiale interessante si trova già al Museo archeologico riferibili al periodo repubblicano: due matrici di terracotta raffigurante una testa virile una e una maschera da teatro l'altra. , una lucerna su alto piede, di terracotta rossastra, del III-II sec. a.C. Resti di edifici romani vengono messi in luce nel saggio del 1971 insieme a cisterne ben intonacate , comuni i frammenti di terracotta a v.n. con decorazione floreale bianca o gialla o con decorazione floreale a stampo, monete romane con testa di Giano bifronte e prora di nave del I sec. a.C. circa, mentre si conservano presso la civica collezione altri interessanti pezzi quali un sestante di Roma di zecca siciliana in bronzo riconiato su moneta di Siracusa del tipo " Testa di Poseidon" databile a dopo il 217 a.C. Di un secolo e mezzo posteriore un asse di Sesto Pompeo ( dopo il 45 a.C.) insieme ad altre monete palermitane del II-I secolo a.C.
Ma i segni della decadenza dopo la conquista romana cominciano a farsi notare. Meno abbondante è il materiale di questo periodo rispetto a quello dei secoli precedenti. L'estendersi del latifondo cambia radicalmente i rapporti città-campagna. Le numerose guerre servili squassano la Sicilia. Segno di questa incertezza dei tempi i numerosi rispostigli monetali affidati con speranza alla terra e ritrovati sulla Montagnola e nelle immediata vicinanze di cui ci hanno dato notizia il Calderone e le tradizioni locali. Di quantità trascurabile la terra sigillata sin qui rinvenuta. Una certa vitalità economica permane. Numerosi frammenti di anfore da trasporto di olio, vino, derrate alimentari, di epoca romana la cui presenza testimonia ancora rapporti commerciali con territori lontani . Qualche altro rapporto commerciale ancora viene intrattenuto con zone già di influenza cartaginese attestato dalla presenza di monete puniche databili tra il 241 e il 150 a.C.
Quale fosse in epoca romana lo stato giuridico della città non ci è dato di sapere. Non credo avesse particolari condizioni di favore, data dalla presunta origine elima-troiana, del tipo di quella concesse a Segesta che in ogni caso non esentava dal pagamento delle tasse.. Al pari di Pizzo Nicolosi, dove è possibile intravedere i segni di una presa violenta della città , dovette subire notevoli guasti e comunque assoggettarsi ai pesanti tributi dei vincitori.
La pax romana insieme con i benefici effetti materiali portò infatti anche un pesante fardello di tributi e di soprusi a danno della popolazione isolana.
Ma la presenza stessa del latifondo come struttura portante dell'economia della Sicilia, almeno stando alla testimonianza di Cicerone , non esclude che la maggior parte degli agricoltori siciliani fosse costituita da piccoli proprietari la cui presenza nel territorio è testimoniata dai numerosi concentramenti di terra sigillata sparsi per la campagna della Kora della Montagnola e quindi in tutta l'alta valle dell'Eleutero. Proprio alla presenza del latifondo da un lato e da numerosi piccoli proprietari nonché alla volontà di ancorare la popolazione, non più condizionata dalla necessità della difesa alla terra che si deve lo spopolarsi progressivo di siti naturalmente difesi che vedono erodersi inesorabilmente la loro funzione di controllo del territorio , come la Montagnola, Pizzo Nicolosi, Pizzo di Casi, ormai garantita da uno stato centralizzato per orientarsi verso una politica di intenso sfruttamento dell'agro. Coltivazione di olivi, vite e grano, e pastorizia sono le attività principali del lavoro contadino i cui prodotti sono più facilmente commerciabili anche in regioni lontane.
Diversamente da quanto succederà in età tardo medievale e moderna l'imporsi del latifondo nella realtà economica e sociale della Sicilia non porterà all'abbandono delle campagne ma alla creazione di numerosissimi abitati sparsi nell'agro e al declino delle città. Proprio in questo mutato contesto la Montagnola durante il periodo imperiale vede i suoi abitanti , trasformati da piccoli proprietari in affittuari o salariati disperdersi nel territorio. Rare sono le monete di periodo imperiale rinvenutevi : presso il museo civico di Marineo si conservano un Antoniano di imitazione con testa di imperatore a destra e nel recto figura stante a sinistra della fine del III d.C. e un Follis di Costantino della zecca di Roma del 337 d.C .Ma non è escluso che testimonianze monetali siano state ritrovate nel tempo e comunque disperse.
I ritrovamenti archeologici nella zona fanno pensare a una campagna ben popolata costellata da casolari, fattorie, villaggi.
La presenza umana così numerosa e significativa testimonia a un tempo l'intenso sfruttamento della vallata, tra le più fertili che non trova molti confronti e, per l'abbondanza del materiale ceramico, e l'inserimento della Sicilia in circuiti commerciali che privilegiava soprattutto quello con il Nord-Africa. Numerosi infatti i frammenti di sigillata chiara africane e di lucerne africane. Le decorazioni, rare, comunque riportano al repertorio in uso nei sec II-IV d.C.
Peraltro l'evolversi dell'Impero manterrà l'isola in una situazione di marginalità politica, a un mero ruolo di produttrice di grano per la metropoli. La fine delle guerre servili porterà un periodo lungo di tranquillità che permetterà il consolidarsi di nuove strutture sociali nella campagna che pur tra le scarne notizie letterarie e i più numerosi ritrovamenti archeologici consento per i primi secoli dell'Impero ricostruire per sommi capi.
Il miglioramento delle condizioni generali, dunque fece della Sicilia un'area privilegiata del Mediterraneo, ed ha contribuito alla ridistribuzione geografica delle popolazione contribuendo a modificare profondamente la rete dell'insediamento rurale e la sua tipologia nel senso di una progressiva frantumazione dell'abitato nell'agro. Già in questo periodo è ipotizzabile l'arrivo del cristianesimo anche sulla Montagnola: significative tracce sono state rinvenute in maniera uniforme nelle diverse necropoli del territorio dove sono state rinvenute lucere africane nei pressi della Montagnola del V-VI sec. d.C.


 

 

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