di Antonino Scarpulla
L'arrivo dei Fenici in Sicilia, avvenuto
prima di quello dei Greci, aveva intenti soprattutto commerciali e solo
in parte assunse connotazione territoriale.
Questi insediamenti erano quasi esclusivamente concentrati lungo le
coste e sui promontori secondo quanto ci ha tramandato lo storico
Tucidide. Palermo e Solunto sono gli scali commerciali Fenici più vicini
al nostro territorio con i quali sicuramente la Montagnola ha avuto
contatti, Una oinochoe di terracotta chiara a strisce rosse orizzontali
ricomposta e priva di orlo proveniente dalla Montagnola del VI-V sec.
a.C. è simile ad altre coeve provenienti dalle necropoli di Palermo.
Nella valle dell'Eleutero a 15 km dalla Montagnola la presenza dei
Fenici è attestata presso la Cannita rinomata per esservi stati
rinvenuti, a cavallo tra Sei e Settecento, due sarcofagi antropoidi in
pietra (unici esemplari in Sicilia) insieme ad altre testimonianze
fenicie arcaiche.
Di fabbrica sicuramente fenicio-punica il pendaglio di pasta vitrea e
vaghi di collana e amuleti policromi ritrovati sulla Montagnola. "
L'influenza punica è continuata nel corso dei secoli a permeare la
cultura e la religiosità delle genti sulla nostra città.
Non c'è dubbio che i Fenici prima , i Punici poi, abbiano portato in
Sicilia la loro lingua e l'abbiano a lungo usata nei loro
insediamenti;(...) Dato il prestigio politico commerciale e culturale
punico, è a priori concepibile che la lingua abbia avuto una sua
diffusione oltre l'habitat punico, almeno per gli usi "alti" ciò è
confermato per la Montagnola da un frammento di placchetta in terracotta
databile IV sec.a.C., raffigurante figura femminile acefala con braccio
destro piegato sul seno forse reggente il disco, che reca all'esterno
una iscrizione punica; lettere puniche vengono riportate su un peso da
telaio frammentario rotondo, e su uno troncopiramidale ; sul piano
cultuale abbiamo una edicola votiva o segnacolo sepolcrale del tutto
simile a quelle provenienti da Lilibeo in arenaria, a forma di
tempietto, e un frammento di una arula bruciaprofumi rinvenuto nell'area
dell'attuale cimitero.
La presenza punica permea in maniera massiccia tutta la vita materiale e
culturale della popolazione che vive sulla Montagnola. Alla sfera
culturale e religiosa punica sono ascrivibili anche alcuni reperti quali
una arula di terracotta simile ad altre provenienti da Mozia
raffigurante due grifi che azzannano un equide o di due cani che
azzannano un cervide in un altro frammento, di bella esecuzione nella
plasticità dei movimenti degli animali. Legata a una religiosità punica
è la testa di cane o cavallo a forma di pestello che forse testimonia un
il culto fondamentalmente agrario di una divinità femminile alla quale
viene offerta la controparte maschile da pestare ( il grano) che muore
per rinascere a nuova vita . Ancora alla sfera religiosa punica l'ansa
di braciere recante la testa virile barbata simile a quelle rinvenute
alla Cannita.
Il poderoso processo di colonizzazione del Mediterraneo occidentale
portò i Greci sin dall'VIII sec. A.C. in Sicilia a contatto con i Siculi
che abitavano la parte centro orientale dell'Isola. La fondazione di
Selinunte e Imera segnò l'estremo limite occidentale della loro
migrazione mettendoli in contatto con Sicani ed Elimi. Proprio
attraverso Imera al Nord e Selinunte a Sud si irradia il commercio greco
e con esso la cultura de i greci.
Frammenti di ceramica corinzia con decorazione a trattini verticali e
bande sulle pareti esterne insieme a ceramica di importazione a v.n.
attica con fasce risparmiate, rinvenuti sulla Montagnola denunciano un
precoce contatto con le genti orientali forse già agli albori del VI sec
a.C. Sulla Montagnola si sono rinvenuti i già citati frammenti di una
kilix a figure nere raffigurante un corteo dionisiaco con menadi satiri,
asini, tralci di viti con grappoli uno skiphos ionico datato 500 a.c.(
saggio del 1971). Gia al Museo di Palermo è presente una kilix
frammnetaria del VI-V sec a.C.
Contatti utili la Montagnola dovette avere anche con l'area di influenza
geloa da dove provengono probabilmente le ciotole dipinte ( saggio del
1971) con vari tipi di raggera della seconda metà del VI sec. Da Gela
centro di produzione e commercio, tale schema compositivo, con indubbia
connotazione magico religiosa, legato come è alla stilizzazione del
sole, si diffuse in larga parte della Sicilia centrale a testimonianza
del ruolo di guida culturale della città nel periodo arcaico.
Nella vicina Iato un tempio viene dedicato ad Afrodite già nel 550 a.C.
segno della presenza dei Greci nella città. Non è da escludere la
presenza di greci che convivono con gli indigeni anche sulla Montagnola.
Una convivenza pacifica tra Greci e indigeni viene attestata
archeologicamente almeno per il periodo arcaico in diversi abitati della
Sicilia. Pur in presenza di notizie di tracce di bruciato relativo agli
strati arcaici , sulla Montagnola non si hanno prova di scontri o
contrasti violenti tra colonizzatori e indigeni.
La penetrazione greca ha una precisa connotazione commerciale e
culturale: arrivano commercianti, artigiani, contadini e con loro i
culti, le divinità, le usanze funebri, la nuova lingua. Con loro arriva
anche l'apertura al mondo esterno nuovo. Flussi di traffici si dirigono
verso l'interno e, soprattutto , verso la costa meridionale e
settentrionale dell'Isola che interessano la Montagnola.
La cultura religiosa greca è presente sulla Montagnola. Nella parte
sommitale in frantumi si raccolgono frammenti di colonne con scanalature
riempite ancora di intonaco; frammenti di statuette in terracotta
raffigurano divinità dell'universo religioso greco; Greche sono alcune
iscrizioni rinvenute sulla collina;
Relazioni significative sono da pensare con la potente Selinunte che
agognava a uno sbocco verso il Tirreno attraverso la valle del Belice
per mettersi in contatto con le ricche città della Sicilia occidentale e
della costa Nord. Per ottenere tale sbocco Selinunte ingaggiò una aspra
lotta, con Segesta tra gli anni 580 e 454 a.C..
Ma è soprattutto a Imera che bisogna guardare nello scorcio del VI
secolo e ai primi decenni del V come ulteriore direttrice di interessi
economici e culturali della Montagnola e della sua Xora e per trovare
ulteriori precisazioni storiche. Proprio a due km dalla Montagnola nel
1945 viene ritrovato, nell'attuale territorio di Bolognetta, un piccolo
ma importantissimo complesso monetale costituito da una cinquantina di
esemplari di dracme di Imera , delle quali ne sono stati recuperati 22
emesse tra la fine del VI sec e il primo ventennio del V sec. a.C. ciè
del periodo iniziale della monetazione imerea.
Imera nel VI-V secolo, ci appare "gravitante verso quella parte della
Sicilia... occupata dal altri elementi etnici, cioè fenicio punici su un
substrato di popolazioni sicane." , quale era appunto anche il
territorio della Montagnola. " il ritrovamento in questa area di monete
arcaiche di Imera non può che provare rapporti di natura pacifica ed una
posizione di primo piano in campo di politica economica esercitata da
Imera in un territorio che resterà sempre compreso nell'"epicrateia"
cartaginese ma che risentirà continuamente degli influssi della civiltà
greca". L'arrivo e la presenza della moneta Imerese non può che
attestare un rapporto politico oltre che economico tra il nostro
territorio e Imera, trovando quest'ultima nella vallata dell'Elutero una
importante via di penetrazione verso l'interno per i suoi commerci. Per
queste considerazioni e data la contiguità con aree fenicio-puniche e
greche , credo che la Montagnola dovette avere un proprio ruolo nella
battaglia di Imera nel 480 a.C., tra il blocco Acragantino-Siracusano
contro quello di Cartagine, Selinunte e Imera finita con la sconfitta
dei Cartaginesi, durante l'aspra lotta per il predominio nella Sicilia e
nel Mediterraneo centro occidentale.
La posizione geografica ha portato in più occasione a risentire degli
altri conflitti che nel corso del VI e V secolo hanno interessato il
nostro territorio. E' possibile poi che tutta la zona abbia risentito
delle incursioni di Ermocrate il quale scorazzò per la Sicilia
occidentale al comando di alcune migliaia di mercenari mettendo a ferro
e fuoco le città tributarie di Cartagine; Danni dovette subire dalla
guerra che Annibale portò nel territorio di Imera e che segnò la fine
della città fondata dai Calcidesi . Questo successo punico che vendicava
in parte la sconfitta del 480 , insieme alla presa di Agrigento,
Selinunte e Gela portò alla fondazione della Provincia punica sotto il
diretto controllo di Cartagine (409-6 a.C.); Dionisio I, del 397 a.C.
tentò di riportare sotto il controllo di Siracusa il territorio Nord
occidentale dell'Isola: segni di questi passaggi nel nostro territorio
potrebbero essere il ritrovamento di litre Siracusane sulla Montagnola
coeve a tali rinvenimenti; Altre incursione siracusane sono state fatte
da Timoleonte ( 342 a.C.) e da Agatocle 312-11 a.C..) nel territorio
della eparchia cartaginese e i tipi monetali attestano cronologicamente
questo altanearsi di influenze politiche ed economiche ora greche ora
puniche.
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