LA MONTAGNOLA DI MARINEO

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di Antonino Scarpulla

La Montagnola di Marineo


La Montagnola si trova a Nord-Ovest dall'attuale centro abitato di Marineo (PA). E' una collina alta circa 620m sul livello del mare. Vi si può agevolmente accedere solo da Est seguendo la strada che porta al cimitero comunale sito nel cuore della Montagnola stessa. Gli altri versanti della collina che, guardata da lontano appare di forma troncoconica, sono costituiti da pendii ripidissimi o da pareti precipiti inaccessibili, che ne fanno un luogo naturalmente difeso.
Il lato est, accessibile, è raccordato all'attuale abitato da una serie di collinette che sbarrano la strada verso e da l'interno costituendo dei naturali contrafforti.
La Montagnola si presenta sulla sommità inclinata dolcemente verso Palermo e il Mare, verso Nord-Est. Su di essa lo spazio utile per la costruzione di un abitato ha una circonferenza di circa due km.
Da Nord Ovest domina dalla sua altezza la bassa valle dell'Eleutero, mentre verso Sud controlla il vasto territorio con lo scenario naturale del bosco del Cappelliere fino a Rocca Busambra che costituisce quasi una invalicabile barriera territoriale e visiva.
LA non grande superficie della collina si prestava bene, per questa particolare configurazione, ad un insediamento sicuro e stabile. L'abitato , nei periodi di maggiore espansione edilizia e di maggiore splendore e prestigio della città, occupava l'intera superficie della collina, come ci testimoniano i saggi di scavo sin qui condotti e le numerose buche scavate dai clandestini negli anni passati. Peraltro le generali condizioni del territorio circostante favorivano l'insediamento umano sulla collina. Al centro di una fertile valle, facilmente raggiungibile dalla costa attraverso il naturale corridoio costituito dalla vallata solcata dal fiume Eleutero, il territorio circostante della Kora della Montagnola si poteva facilmente raggiungere attraverso sentieri oggi trasformati in rotabili;
I terreni sono costituiti da suoli agrari adatti alla cerealicoltura e arboricoltura oltre che al pascolo. Tra l'altro la presenza di un esteso bosco, di cui quello attuale di Ficuzza è solo una minima parte residua di quello che doveva essere un tempo, consentiva l'accesso a risorse vitali per le popolazioni del luogo: pascolo, legname, selvaggina, frutti...
Nonostante il vento che per lunghi periodi spazza con potenti folate la collina, sulla Montagnola è sorto un insediamento notevole almeno sin dal VIII sec. a.C.
Siti simili, per la posizione di facile difendibilità, e non ultimo per essere lontani da zone malariche , sono sorti in età protostorica a Pizzo di Casa, Pizzo Nicolosi, Cozzo S. Angelo, Entella, Monte Iato, per citare i più vicini alla Montagnola.
Tali centri , come la Montagnola, tra alterne vicende hanno protratto la solo esistenza per molti secoli arrivando alcuni sino al medioevo . Questo dato conferma la tesi che sono relativamente pochi i luoghi adatti al sorgere e svilupparsi di insediamenti stabili, sicuri e salubri.
LA Montagnola non è l'unico centro, anche se è stato certamente il più importante, sorto lungo il corso dell'Eleutero. Nella bassa valle hanno avuto importanza quelli sorti alla Cannita e Monte Porcara che con la Montagnola costituivano parte di un efficiente sistema insediamenti per lo sfruttamento del territorio oltre che di controllo dei traffici che transitavano da questo corridoio naturale verso l'interno. Proprio a una funzione di cerniera tra la costa Nord della Sicila e l'entroterra occorre guardare per comprendere l'importanza di questa città. " La Montagnola controllava l'unica rilevantissima strada in cui transitavano i traffici che provenivano dal Mediterraneo ( dai porti di Selinunte e di Agrigento) dei centri del Belice e dell'Eleutero e dintorni. E' sorta in una zona di confine alla confluenza di diversi gruppi etnici : Indigeni, (Elimi e Sicani) Punici, Geloi, Agrigentini e Selnuntini. Questa posizione privilegiata rendenva la Montagnola arbitra della viabilità di un ampio territorio interno" e dei commerci che transitavano per il suo territorio.
Il sito data la sua particolare natura e conformazione non richiedeva una cinta muraria completa. Solo sul lato Est, osservando la foto aerea del sito e seguendo la curva di livello era già stata ipotizzata la presenza della cinta muraria. Nel recente scavo del 1993 ne è stato messo in luce un breve tratto. Il muro di fortificazione ha una larghezza di circa un metro e cinquanta ed è costruito per il tratto messo in luce da grossi lastroni di pietra sbozzati su un lato, dai filari livellati e allineati privi di zeppe ceramiche. A questo muro sono addossati e sovrapposti numerosi muri di età ellenistica e medievale. Infatti su di esso si elevano e si ammassano le costruzioni più recenti, forse medievali. Mentre è emersa, addossata allo stesso muro, una fossa intonacata che costituiva probabilmente una cisterna medievale. Solo lo scavo sistematico potrà darci elementi completi sulla consistenza della cinta muraria e sulla sua cronologia, anche se i saggi finora effettuati hanno ben messo in luce la consistenza del deposito archeologico in estensione e in profondità in alcuni punti della collina.
Un'altra poderosa cinta muraria è ancora in parte rilevabile sulla sommità della Montagnola, riferentesi probabilmente all'arx. Di questa seconda cinta ci rimangono solo le fondamenta poggianti sulla roccia madre che ha subito un apposito livellamento. I resti sono costituiti da grandi lastroni allineati in senso Est-Ovest, sbozzati su un lato.
La tecnica costruttiva della abitazioni maggiormente in uso era quella che realizzava i muri a doppio paramento veniva riempito di terra e pietrame in frantumi.
Il materiale da costruzione veniva prelevato livellando i numerosi affioramenti rocciosi sulla parte sommitale. Ma la maggior parte del materiale doveva essere cavato dalle pendici Est della dove evidenti sono le tracce di prelievo di tale pietrame essendo tale pendio costituito da affioramenti rocciosi di lastre disposte per tagli.
Le lastre così estratte venivano sbozzate su una faccia avendo cura il più delle volte di livellare i filari con zeppe di terracotta o lastrine calcaree di piccole dimensioni.
Dato il gran numero di frammenti di tegole che si rinvengono è da pensare che la maggior parte delle case fossero realizzate con copertura a spioventi. Ben documentati sono due tipi di tegole : uno simile ai nostri coppi disposti a filari alternati, un altro tipo, ma meno utilizzato tegole con listello laterale.
Sulla Collina si trovano diverse cisterne scavate nella roccia intonacate con malta impermeabilizzante simile a quelle rinvenute a Solunto , e assolvevano alla funzione di approvvigionamento idrico dell'abitato in caso di pericolo esterno.
L'antico abitato non si estendeva sulla collina soltanto. Nei periodi di massima espansione sono sorti dei quartieri suburbani a Sud-Est della Montagnola sin al versante Nord della Rocca ; sul lato meridionale si rinviene numerosissimo si rinviene materiale archeologico in frantumi riferentesi al periodo ellenistico .
Anche il tratto di terreno che intercorre tra la Montagnola e la Rocca di circa quattrocento metri , intercalato da quattro collinette che costituiscono un piccolo altipiano era coperto di abitazioni. Proprio tra queste collinette transitava la strada da e per la costa. Ancora sulla sommità della Montagnola è possibile seguire un lungo tratto di selciato di una strada che corre in senso Est Ovest ai lati della quale si aprivano i vani delle case. Probabilmente si tratta dell'abitato ellenistico- romano, o dei resti relativi all'ultima fase della occupazione del sito, anche se in quell’area i frammenti medievali sono scarsi.
I saggi di scavo sin qui condotti hanno sempre più confermato quanto da tempo intuito sulla importanza della città e forniscono ora elementi certi alla sua storia.
Nel saggio del 1969 ( ) a Sud Ovest del cimitero veniva trovato a una profondità tra 2 mt e 2,80 una stratificazione intatta con strutture in ottimo stato. Lo strato a 2,30mt restituiva una kilix attica in frammenti con corteo dionisiaco, datata 490 a.C. insieme a ceramica incisa indigena.
Tale scoperta spostava il termine di produzione della ceramica indigene incisa e impressa sino agli inizi del V secolo a.C.. Lo stesso saggio a quota 2,70 restituiva numeroso e interessante materiale indigeno databile al VII sec. a.C.
Un secondo saggio archeologico condotto nella primavera 1971 nello spiazzale antistante il cimitero comunale metteva in luce complesse strutture murarie intersecantesi e sovrapponentisi di difficile datazione che ci forniscono una idea della attività frenetica di costruzione e rifacimenti adattamenti riparazioni susseguitisi sulla collina nel corso dei secoli. La ceramica di questo saggio abbraccia l'intero arco della esistenza della città dal periodo arcaico al medievale.
Nello stesso anno veniva effettuato un terzo saggio che ha portato alla luce un edificio romano, una cisterna intonacata, un ambiente di tipo soluntino, ceramica incisa e dipinta arcaica e una testina di pasta silicea con barba e capelli ricci dai vivaci colori bianco giallo e blu e marrone .
Nel 1975 un quarto saggio di scavo evidenziava una intricata sequenza di strati archeologici sconvolti. Già a 80 cm sotto l'attuale piano di calpestio, lo scavo restituiva ceramica indigena la cui produzione risale almeno al VIII sec. a.c., insieme a numeroso materiale erratico di varie epoche.
I saggi di scavo del 1991 e 1993 hanno confermato il dato archeologico fin qui emerso dalle pretendenti campagne e dalla indagine sul materiale di superficie. Sulla Montagnola si è sviluppato e ciò è ormai documentato archeologicamente , un insediamento sin dalla protostoria. che con alterne vicende protrasse la sua vita sino al sec XIV d.C.
Già alla fine del secolo scorso lo storico marinese G. Calderone aveva scritto con grande passione sulla Montagnola dedicandovi un volume delle sue Memorie e riferendo su quanto si ritrovava sulla collina specie a seguito dell'impianto del cimitero comunale: strati di pavimento con marmi incastonati, pesi da telaio, ghiande missili in piombo, fittili in gran quantità di varie epoche, sino al periodo svevo, basi di edifici distrutti, strati di bruciato a circa 2,50 sottoterra, numerosissime monete di Pirro, siracusane, romane, bizantine e musulmane d'oro, d'argento di bronzo e di vetro., dischetti fittili con la raffigurazione di Persefone, statuine, in metallo e terracotta o d'oro, rocchi di colonna.
 

 

 

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