La Masseria Rossella, in territorio di
Piana degli Albanesi, si trova nel feudo omonimo a quota 700 metri sul
livello del mare. E' stata fatta costruire da un discendente di una
antica famiglia siciliana del XIII secolo, Giuseppe Emanuele Ventimiglia
Principe di Belmonte che ha ereditato il principato dal padre Vincenzo
nel 1778. Personaggio abbastanza noto nella storia dell'isola, si
distinse in modo particolare durante il regno di Ferdinando III e della
moglie Carolina quando, questi, da Napoli si trasferirono a Palermo. Fu
gentiluomo di Camera di re Ferdinando, nel 1806 fu deputato del Regno di
Sicilia e nel 1812 ebbe affidato il Ministero degli Esteri. Viaggiò
molto, era colto ed eloquente. Morì a 48 anni nel 1814 senza lasciare
eredi.
Durante la sua non lunga esistenza, oltre ad essersi interessato di
politica, si interessò anche di edilizia, realizzando tanti palazzi e
ville sia nel palermitano che nella città di Palermo dove gli è stata
dedicata una delle vie più importanti della città. Una di queste opere,
è la neoclassica Villa Belmonte nella borgata Acquasanta progettata da
Venanzio Marvuglia e realizzata nel 1801, in un vasto appezzamento di
terreno vicino al mare, sistemato a parco all'inglese con fontane e con
ricostruzioni di monumenti antichi in rovina. Nella parte estrema del
parco in riva al mare, tra la fine dell'ottocento e i primi anni del
novecento, fu costruito, da Ernesto Basile, l'albergo di lusso di Villa
Igea in stile Liberty.
Padre G. Calderone, in "Antichità Siciliane" riporta che la masseria di
Rossella è sorta negli stessi anni in cui re Ferdinando III di Borbone
faceva edificare nel bosco di Ficuzza, il Palazzo Regio.
La lapide a forma circolare posta sulla fontana del cortile interno
della masseria, riporta la seguente scritta in latino (si riporta la
traduzione in italiano): "Giuseppe Ventimiglia signore di questo bel
monte questo fondo avito - Fin dal suo primo arrivo costruita la strada
spianata, condotta l'acqua in casa, fatta una semina abbondante - Rese
subito ospitale, fertile, florido - Ogni opera fu iniziata e finita nel
MDCCCX).
Dalle indicazioni di Padre Calderone e da quelle della lapide risulta
che tutte le operazioni, per la realizzazione del fabbricato e delle
varie strutture idriche e viarie, si svolsero entro il primo decennio
del XIX secolo.
Il caseggiato della masseria Rossella fu costruito ai piedi della
omonima montagna (che fa parte della stessa cresta di Pizzo Parrino)
detta "Il Gigante Dormiente". Questa altura, osservata dalla terrazza
della residenza nobiliare della masseria, ha un singolare e suggestivo
aspetto: un enorme volto dalle sembianze umane di età senile, rugoso,
appisolato e adagiato sul terreno in senso orizzontale. Un bizzarro
capriccio della natura raramente riscontrabile.
La zona attorno alla Masseria, in buona parte collinare, è ricordata per
gli insediamenti di età classica ed ellenistica e per il ritrovamento di
reperti archeologici, dei quali i più importanti perché meglio
conservati, sono quelli trovati nelle 31 tombe a lastroni di calcare
scoperti nel territorio di S.Agata nel 1989: vasi e lucerne in
terracotta e brocche e bicchieri in vetro di notevole interesse,
databili tra la fine del IV e il V secolo d.C. di produzione
occidentale, e reperti di provenienza orientale e africani. Interessanti
sono alcune tipi di lucerne rinvenute per la prima volta in Sicilia, e
bicchieri in vetro con forme a campana raramente riscontrabili.
Il Principe di Belmonte era una persona molto attiva e di larghe vedute
con una grande voglia di fare, purtroppo le sue condizioni finanziarie
non gli hanno permesso di realizzare tutto quello che era nei suoi
progetti, e di tutto quello che ha realizzato, una parte è stata fatta a
credito, per cui dopo la sua morte, per saldare i debiti, sono state
vendute alcune sue proprietà compresa la masseria con il feudo di
Rossella che era esteso più di duecento salme di fertile terreno.
Il feudo con la masseria fu venduto attorno al 1840, al Barone Dara
Andrea (1796-1872) albanese di Palazzo Adriano e proprietario di altri
feudi confinanti quali Cannavata, Costamammana, S.Agata e Guadalami.
Il fertile terreno del feudo Rossella, si presta a qualsiasi
coltivazione, è stato sfruttato, dal Principe e dai successivi Baroni
Dara, per le coltivazioni che il clima della zona permette: frutteti,
grano duro e vigneti, ottima è la qualità di vino ad alta gradazione.
La Masseria, tuttora di proprietà della famiglia Dara, rimase attiva
fino a tutta la prima metà del novecento. Negli anni cinquanta esisteva
ancora, nel lato est, un vasto vigneto produttivo. Ma a causa della
crisi agricola, dell'emigrazione e dell'aumento del costo della
manodopera, oggi, l'esteso feudo del Principe di Belmonte, tranne una
diecina di salme di terreno attorno al caseggiato della masseria, si
trova diviso in tanti appezzamenti perché venduto a piccoli proprietari
che lo sfruttano per la coltivazione di grano duro e vigneti.
Il caseggiato si sviluppa attorno ad un cortile quadrangolare e, come
tutte le masserie e fattorie del tempo, era suddiviso in vari settori
con funzionalità diverse. Nella seconda metà del novecento, per alcuni
decenni, è rimasto non utilizzato. Dall'attuale proprietario Dara
Antonio, dal 1992 al 1996, il caseggiato è stato sottoposto a restaurato
e a parziali modifiche facendone un ambiente gradevole ed accogliente da
adibire per fini turistici e per manifestazioni varie.
Per la posizione rialzata, è visibile da tutto il circondario e quello
che maggiormente si evidenzia, è l'ala a due elevazioni su un
seminterrato riservata alla residenza nobiliare. La costruzione prima
degli ultimi restauri, era di un bel colore rosso pallido che si
confaceva con il nome della masseria, armonizzava perfettamente con
l'ambiente e bene si distingueva da lontano.
Entrando dall'ingresso nord, ci si trova nel cortile ricoperto da un
prato verde e con al centro un enorme albero di gelsi bianchi e, di
fronte, l'ala sud del caseggiato, della quale attira maggiormente
l'attenzione la parete che fa parte dell'edificio, residenza dei nobili
proprietari. Dopo i recenti restauri, la parete, ha un aspetto
gradevole, ma un colore diverso di quello originario, era tutta
rivestita dal verde delle piante rampicanti che con il rosso pallido
della parete, faceva pensare a uno dei tanti edifici descritti nelle
favole.
Continuando in senso orario si trova il vasto terrazzo (sostenuto da tre
volte a botte scemate) da dove, oltre della vista del "gigante
dormiente", si può vedere un vasto panorama del bosco di Ficuzza con il
Palazzo Regio e tutta la Rocca Busambra.
L'ala di destra, ad una elevazione, in origine, era destinata al
personale di servizio, a deposito degli attrezzi agricoli e ai
laboratori per la lavorazione dell'uva (la cui attrezzatura è andata
perduta), dopo il restauro gli ambienti sono stati adibiti a deposito.
Nel cortile al centro dell'ala, accostata alla parete, c'è la fontana
costruita nel 1810 con la lapide prima citata. Ha una vasca a forma
ovale, è formata da grossi blocchi di pietra lavorata e dalla colonnina
centrale che oltre al getto di acqua e alla lapide circolare con
l'iscrizione in latino presenta, in basso, decorazioni floreali e una
conchiglia stilizzata che rientrano nello stile neoclassico. La fontana
è da restaurare.
Nell'angolo nord si trova la cappella non più praticabile, ha l'ingresso
principale all'esterno del caseggiato inserito in un prospetto a
capanna. Si può entrare nella cappella anche dall'interno del cortile
attraverso una porticina sulla quale si trova uno stemma rinascimentale
a forma di rombo che presenta un scudo a ovulo, un personaggio seduto in
trono ed elementi decorativi floreali. La cappella internamente è da
restaurare, presenta semplici decorazioni lineari ed è a pianta
quadrangolare con un arco trionfale a tutto sesto che divide il
presbiterio dal resto della cappella. Era coperta, in origine, da una
volta a botte, ha il pavimento in marmo di Carrara e un semplice altare
sempre in marmo, con una croce greca intarsiata sul paliotto e una croce
scolpita su pietra.
Nel lato est del seminterrato della residenza nobiliare si trova la
cucina in muratura rivestita da mattoni in ceramica e conserva ancora
gli originali fornelli a due sportelli e un ampio piano di cottura. La
vasca del lavello è quella dell'ottocento ricavata da un unico blocco di
calcare. Nel lato sud si trova la scuderia con il pavimento ciottolato e
quattro mangiatoie a canestro appese al muro fatte con barre di ferro.
Tutto il seminterrato è coperto da ampie volte a botte con arco a tutto
sesto e robusti costoloni.
Nel piano terra si trovano degli ambienti che danno nel cortile, in
origine dovevano essere adibiti ad uffici per l'amministrazione della
masseria.
Bene arredato con suppellettili dell'ottocento e del novecento e bene
mantenuto è il piano superiore dove si accede mediante la comoda e
originaria scala con i gradini in lastroni di pietra bianca levigata
(una scala simile si trova nel caseggiato del bivio Lupo fatto costruire
da re Ferdinando per l'allevamento di bestiame). Nel piano superiore ci
sono due saloni soggiorno con camini, stanze da letto e due bagni. In
uno di questi è da ammirare il prezioso lavello in ceramica decorato con
vivaci motivi floreali di colore azzurro e, incorporato al lavello,
oltre al normale porta sapone si trova anche il porta dentifricio
fornito di coperchio.
Con il recente restauro, le stanze sono state decorate con semplici
pitture a motivi floreali e nei pavimenti degli ambienti, sono stati
rimessi gli originali mattoni in ceramica integrati con altri moderni.
Lungo le pareti si trovano stampe e pitture dell'ottocento e del
novecento. Sono da vedere anche i mobili che ci ricordano il recente
passato e, in una delle sale soggiorno, i lampadari e ai lati del camino
appliques in bronzo dorati che presentano decorazioni floreali di stile
liberty.
Tutto il complesso, è stato riconosciuto bene culturale e vincolato
dall'Assessorato ai Beni Culturali di Palermo
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